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Un po’ automobile e un po’ scooter: l’utilitaria del popolo arrivata dall’Olanda

Una vettura bizzarra, poco conosciuta ma piena di caratteristiche che la rendevano unica all’epoca come ancora oggi. E’ una delle poche automobili mai progettate e costruite nei Paesi Bassi. 

Per la serie automobili che in pochi ricordano, abbiamo oggi questa graziosa utilitaria, prodotta nel corso degli anni 60 in un paese non certo famoso per la sua industria automobilistica.

Stiamo parlando dell’Olanda che pure ci ha regalato un bolide come la Spyker C8 in tempi più recenti. La casa olandese Daf, più famosa per i suoi autoarticolati, ha prodotto in serie anche questa vetturetta per la città.

Una Daffodil (Wikipedia)

Parliamo della Daf 33, meglio conosciuta come Daffodil – tulipano in olandese – che conquistò una certa popolarità nel suo paese di origine nonostante non fosse esattamente il top della meccanica.

L’automobile sostituì un’altra vettura indigena nel 1961, la Daf 600, e venne costruita in circa 132.000 esemplari, la maggior parte dei quali venduti in patria.

L’auto montava un motore boxer a due cilindri abbastanza fiacco che impiegava 29 secondi per spingere l’auto a 80 chilometri orari: del resto, parliamo di una citycar.

La sua caratteristica più memorabile però era senz’altro legata al cambio.

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Come guidare un’automobile a pedali

La meccanica della Daffodil, come già detto, era piuttosto essenziale, forse perché la Daf intendeva facilitare la produzione di una vettura che doveva essere costruita in massa.

Per questo motivo probabilmente fu scelto un particolare cambio automatico, il Variomatic che operava con un complesso e ingegnoso sistema di cinghie e pulegge.

In questo modo, l’auto funzionava come uno scooter ed aveva quindi soltanto due pedali, freno ed acceleratore. Bastava che il guidatore si fermasse e scegliesse la direzione in cui muoversi.

Una Daffodil della prima serie (Wikipedia)

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Questa caratteristica diede vita ad una bizzarra situazione per cui la Daffodil poteva raggiungere la velocità massima – attorno ai 100 chilometri orari – sia andando avanti che in retromarcia!

Una condizione piuttosto particolare per un’automobile che comunque fu una delle prime a montare in serie un cambio automatico, risultando molto comoda per la guida cittadina.

Unico difetto, l’auto assomigliava molto ad una Trabant, il che non è una buona cosa!

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Manfredi Falcetta

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