Blocco della circolazione per i motori tradizionali: la decisione dell’UE

L’Unione Europea vuole perseguire sempre di più la strada della nuova mobilità elettrica, e lo fa cercando di bandire i motori endotermici.

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Auto elettrica in ricarica (fonte foto Getty Images)

L’Unione Europea vuole perseguire la strada della nuova mobilità elettrica a tutti i costi, e per farlo in Commissione è stata fatta una proposta: bandire le macchine con motore endotermico a partire dal 2035 in poi.

L’obiettivo è chiaro, e va all’interno del pacchetto di riforme denominate “Fit for 55“, che mira a ridurre già entro il 2030 le emissioni e l’impatto sull’ambiente. Se questa proposta dovesse passare, allora significherebbe un cambiamento ancor più rivoluzionario di quanto già non abbiamo assistito.

Infatti, le reti di ricarica elettrica si sono sempre più sviluppate negli ultimi anni, e tra 2020 e 2021 c’è stato un boost, con proliferazione quasi massiccia. Adesso, con questo obiettivo è chiaro che pure gli investimenti andrebbero totalmente in una sola direzione.

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Auto elettriche, attenzione all’impatto sull’industria

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Auto elettrica (Getty Images)

Se la proposta come pare potrebbe facilmente diventare legge, l’Unione Europea andrebbe chiaramente ad avere un grosso impatto sull’intera industria dell’automotive e non solo. Infatti, rientrano anche i settori legati alle aziende che forniscono pezzi e componenti ai veicoli.

Inoltre è risaputo che quando si fa un’automobile elettrica, ci vogliono meno lavoratori per produrla, e questo provocherà un problema di disoccupazione. Ciò va risolto con corsi di riqualificazione per non perdere forza lavoro necessaria all’Unione per non cadere in depressione economica.

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Ancora, poi, c’è il tema delle batterie. Nel 2020, solo il 7% del totale delle batterie elettriche per le macchine è stato prodotto in Europa, e questo pone un altro serio problema. Se non si costruiscono fabbriche sul suolo del Vecchio Continente, a beneficiarne sarà soprattutto la Cina, principale produttrice al mondo.

Il piano dell’Unione Europea, dunque, è giusto ma pure ardito. Il 2030 non è poi un anno così lontano, e al momento in alcune zone dell’organizzazione politica, come anche l’Italia, ci si trova abbastanza indietro. Per questo, si deve prima prevenire, per non dover curare una crisi economica che potrebbe arrivare negli anni 30 e scaturire in qualcosa di irreversibile.

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