SsangYong rischia il fallimento, al via la procedura di ristrutturazione dei debiti.

La pandemia globale, ha contribuito a debilitare la già compromessa situazione della casa coreana che, a fine dicembre, ha richiesto l’amministrazione controllata.

fallimento ssangyong
Auto elettrica SsangYong (Flickr)

Controllata al 75% dalla Mahindra & Mahindra, la SsangYong , ha annunciato la volontà di ricorrere all’amministrazione controllata da parte dello stato, perché, non in grado di far fronte al pagamento di debiti per circa 66 milioni di euro, nei confronti di vari istituti bancari (Bank of America, JPMorgan Chase e Bnp Paribas) ed altri creditori. Il mercato dell’automobile, ha risentito moltissimo della crisi economica legata a quella sanitaria, e, la casa coreana ha avuto una flessione nelle vendite superiore al 50%, nell’ultimo anno. Trovandosi già in difficoltà economica, ha ricevuto, purtroppo, il colpo di grazia.

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La situazione attuale, alla ricerca di un accordo con i creditori.

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Fusione tra il gruppo indiamo Mahindra e il coreano SangYong (Flickr)

Purtroppo, la dirigenza dell’azienda, non essendo riuscita a trovare un accordo globale con i vari creditori per rimandare il pagamento dei debiti e degli interessi sugli stessi, a fine dicembre ha richiesto l’intervento dell’ ARS (Autonomous Restructuring Support) per bloccare, temporaneamente, le procedure esecutive sul patrimonio e ritardare l’interruzione della produzione, nella speranza di riprendersi. Questa operazione la “coprirà” fino alla fine di marzo, data in cui, se non avesse trovato alcun accordo con le parti in causa, sarebbe costretta a richiedere l’amministrazione controllata, con tutti i danni che ne deriverebbero: pensiamo soprattutto alla rete di concessionarie e partners, a tutto l’indotto, ai dipendenti, ma soprattutto al fallimento di una realtà che, seppur non ha mai raggiunto record di vendite sul mercato mondiale, ha sempre prodotto veicoli solidi e con prezzi abbordabili.

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Tramite il loro portavoce, la compagine SsangYong, si è scusata per i disagi arrecati a tutte le parti in causa ed ai creditori soprattutto, spiegando che avrebbero fatto l’impossibile per risanare la situazione e ristrutturare il debito.

Oltre al crollo del mercato delle quattro ruote, che qualcosa andasse storto nella contabilità della casa costruttrice, si poteva intuire quando, circa un anno fa la società che detiene la maggior parte del pacchetto azionario (Mahindra), aveva messo in vendita parte delle quote di sua proprietà, ma, finora l’offerta è stata ignorata dagli investitori mondiali.

I modelli della casa coreana ancora in produzione

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SsangYong Tivoli (Flickr)

Mai, come in quest’ultimo periodo, la casa della Korando, stava producendo dei veicoli molto belli e, come al solito, ad un prezzo competitivo. Nel parco in produzione troviamo, in ordine di prezzo:

La Nuova Tivoli e la Tivoli, con prezzi a partire da 21.000,00 €, la XLV da 21.850,00 €, il Nuovo Korando che costa da 25.550,00 €, e per finire la storica Rexton in tre versioni di cui due, pick-up, con prezzi a partire dai 30.900,00 €.

 

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