Rivoluzionaria per i tempi. Oggi viviamo nell’epoca delle restomod, quindi una vettura del genere potrebbe diventare molto appetibile.
La prima (e, per qualcuno, fortunatamente) l’unica vettura a quattro porte realizzata dalla Ferrari. Non piace. Non è mai piaciuta. E qualcuno ancora oggi la ricorda con disgusto e sdegno. Ma appartiene, comunque, alla storia del Cavallino e dell’automotive in generale.
Parliamo della Ferrari Pinin, concept car realizzata da Pininfarina nel 1980. Realizzata nel cinquantenario di attività della carrozzeria Pininfarina, per rendere omaggio al suo storico fondatore, Battista Farina, detto appunto Pinin. Fu il Salone di Torino a battezzare questa vettura, che era una provocazione e non suscitò probabilmente le reazioni sperate. Ma che, ancora oggi, fa parlare di sé.
Peraltro, viviamo nell’epoca delle restomod, quindi una vettura del genere potrebbe diventare molto appetibile. E’ riuscita a fare i suoi primi chilometri solo nel 2008, con un motore Testarossa. Nel 2011 è anche andata all’asta. Ma l’esito è prevedibile: deserta.
E, probabilmente, era digerita abbastanza male anche negli ambienti della casa automobilistica di Maranello.
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Chissà cosa non ha mai convinto. Se le linee tese e muscolose della carrozzeria, o gli interni, un po’ posticci con il beige in pelle. Per i tempi in cui fu realizzata aveva anche diversi comfort, quali la regolazione elettrica dei sedili e l’utilizzo di un secondo impianto stereo dotato di cuffie, dedicato ai passeggeri posteriori.
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Dopo la prima esposizione a Torino, la Ferrari Pinin fu equipaggiata con un motore V12 a V piatta 5.0 litri della Ferrari 512 BB, per il quale era stata predisposta. Cambio manuale a 5 rapporti derivato dal modello “400 GT”, più adatto ad una berlina sportiva. Oltre al telaio, anche i freni, il serbatoio e le sospensioni furono invece realizzate appositamente per la “Pinin”.
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Ma non sappiamo perché non convinse. Forse, semplicemente, perché una Ferrari a quattro porte non si poteva vedere. Ma si poteva immaginare.
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