La FIAT ha scelto di allargare la propria produzione in un altro paese estero, con l’obiettivo di ottenere buoni risultati. Ecco i dettagli.
La produzione di auto in Italia è in caduta libera, come sottolineato di recente anche da Luca Cordero di Montezemolo, ex presidente della Ferrari, che insiste sempre molto su questo argomento. L’obiettivo del Governo è quello di arrivare ad un milione di auto prodotte l’anno, ma ormai si è sotto le 500.000 unità. Nelle ultime ore, la FIAT ha annunciato l’espansione della produzione in un paese straniero, mentre in Italia si parla solo di cassa integrazione e di licenziamenti.
Le auto della gamma attuale sono quasi tutte prodotte fuori dai nostri confini. La Grande Panda nasce in Serbia, la nuova 600 in Polonia, ed anche la 500 Hybrid era prodotta all’estero, mentre a Mirafiori è stata bloccata la costruzione della 500 ad emissioni zero. A questo punto, andiamo a scoprire qual è lo stabilimento prescelto dalla FIAT per l’ampliamento dei lavori.
FIAT, il Doblò verrà prodotto in Algeria con la 500
Nelle ultime ore, FIAT Algeria ha annunciato che il veicolo commerciale Doblò verrà prodotto in questo paese, affiandosi così alla 500. La sua realizzazione avverrà nello stabilimento di Tafraoui, vicino ad Orano, nell’ovest dell’Algeria. Secondo quanto emerso, questo modello sarà venduto al prezzo di 2.890.000 dinari, i quali vanno a corrispondere, al cambio attuale, ai nostri 19.659 euro.
Per chi fosse interessato all’acquisto, è già possibile iscriversi alla lista tramite il sito web ufficiale o la rete di concessionari della casa di Torino. Il Doblò è spinto da un motore HDi dotato di una potenza massima pari a 90 cavalli, da 1,6 litri. Il cambio è manuale a 5 marce, ma pare che le notizie non siano ancora finite, visto che c’è un’altra novità che bolle in pentola.
Il ministro dell’industria algerino, Ali Aoun, ha parlato di un nuovo Doblò turistico che entrerà in produzione già a fine 2024, sempre nello stesso impianto. A quanto pare, la FIAT ha intenzione di investire parecchio nel sito di produzione del Nord Africa, e questo non potrà che aumentare l’amarezza nei lavoratori italiani, ridotti ad uno stato di incertezza ormai quasi quotidiana.