Quando “modifichi” una Ferrari Testarossa e la cosa ti sfugge di mano | Il “mito” di Maranello

L’auto, esposta in vari saloni, non è stata progettata per essere venduta al pubblico, ma come esercizio di stile. Voi che ne pensate?

Forse hanno esagerato. Ma si sa, quando si ha una Ferrari tra le mani, tutto può accadere. Anche farsi prendere un po’ troppo la mano. E poi siamo alla fine degli anni ’80, in quel decennio ricco di sperimentazioni. Alcune improbabili. Ed ecco qual è il risultato. Leggete, guardate e, infine, giudicate!

Ferrari Testarossa
Ferrari Testarossa (web spurce)

Il nome completo è Ferrari Testarossa Pininfarina Mythos. Un po’ troppo lungo. Noi, per comodità, la chiameremo semplicemente Mythos. Si tratta di una show car di tipo barchetta, costruita dalla casa di Maranello in collaborazione con la Pininfarina e presentata al salone di Tokyo nel 1989.

Come esplicativo dal nome completo della vettura, il punto di partenza è autotelaio della Testarossa. Siamo alla fine degli anni ’80. Come si sa, quel decennio si è caratterizzato molto per le sperimentazioni, talvolta un po’ troppo ardite.

Dal punto di vista stilistico, l’intento era di creare una versione moderna della Ferrari da competizione realizzate per i gentleman driver degli anni 60. Ma la casa automobilistica di Maranello non voleva affatto perdere lo spirito da auto da corsa. Che, effettivamente, è molto evidente se si pensa all’assenza del padiglione. Ma anche nel minimalismo degli interni. Che possono segnalarsi solo per sedili avvolgenti, cinture di sicurezza a bretella incorporate.

Ma i rivestimenti e, soprattutto, la strumentazione, erano essenziali e semplificati.

Le caratteristiche

Abbiamo già detto, quindi, che il punto di partenza è l’autotelaio della Testarossa. La Ferrari Pininfarina Mythos ne adottaintegralmente il pianale, la meccanica e il propulsore centrale a 12 cilindri a V di 180° di 4942 cm³ da 390 CV. Le prestazioni, quindi, sono del tutto simili a quelle del modello di derivazione.

Ferrari Mythos
Ferrari Mythos (web source)

L’auto, esposta in vari saloni, non è stata progettata per essere venduta al pubblico, ma come esercizio di stile. Un divertissement, insomma. Chiaramente incastrato in quegli anni ’80 che, in ogni settore, dall’arte, al cinema, alla musica, hanno rappresentato un vero e proprio laboratorio. In cui, a volte, i risultati sono stati però non proprio memorabili.

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Fatto sta, comunque, che Pininfarina dichiarò la costruzione di un unico esemplare, conservato nello stabilimento di Cambiano. Tuttavia alcune fonti indicano che il Sultano del Brunei, Hassanal Bolkiah, possegga due esemplari di quest’auto completamente operativi.

Ma quando ci sono le Ferrari di mezzo, la verità si fonde spesso con la leggenda e il mito. Anzi, il Mythos.

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