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Crisi dei chip: Elon Musk la risolve in maniera clamorosa | Non si poteva andare avanti così

Le case automobilistiche di tutto il mondo stanno cercando di concludere accordi di fornitura con le società minerarie

Mentre il suo patròn, il magnate Elon Musk è intento a condurre la sua battaglia per la scalata a Twitter, la fabbrica di Shanghai della casa automobilistica elettrica statunitense Tesla ha ufficialmente ripreso la produzione martedì. Colpita dalla ripresa della pandemia di Covid-19 a Shanghai, la Shanghai Gigafactory aveva sospeso la produzione per oltre 20 giorni. Ma se il Covid è (per ora) superato, restano altri problemi.

Elon Musk (web source) quattromania.it

La carenza di auto nuove probabilmente durerà per tutto quest’anno e anche nel prossimo. E’ questa l’infelice previsione che da più parti si rincorre nel mondo dell’automotive. La crisi dei chip e delle materie prime, infatti, sta colpendo un po’ tutti, indistintamente.

Dagli analisti arriva quadro cupo dei vincoli di approvigionamento che continueranno a influenzare la disponibilità di veicoli nuovi e usati. Intanto, i prezzi non accennano a calare. Secondo i ben informati, anche se la carenza di chip e altri problemi di approvigionamento che hanno ostacolato gli impianti di assemblaggio auto dall’inizio del 2021 dovessero attenuarsi quest’anno – cosa che non è prevista – l’arretrato della domanda dei consumatori è probabile che mantenga le scorte di auto vicine ai minimi storici.

In molti parlano di anni. Tanto potrebbe servire affinché le scorte dei concessionari possano tornara e a livelli accettabili. Insomma, la carenza di chip, ma anche la pandemia da Covid-19 che continua a mordere e, soprattutto, la guerra in Ucraina, rischiano di dare il colpo di grazia al mercato. . L’impennata dei prezzi delle auto nell’ultimo anno e’ stata peraltro una componente importante della pressione inflazionistica sui consumatori statunitensi. A marzo, l’inflazione statunitense e’ salita a un nuovo massimo dell’8,5%, spinta da un aumento dei costi energetici e alimentari, da vincoli di fornitura e da una forte domanda dei consumatori.

Le case automobilistiche di tutto il mondo stanno cercando di concludere accordi di fornitura con le società minerarie per assicurarsi litio, nichel e cobalto, che sono componenti critici delle batterie dei veicoli elettrici. Per contrastare la crisi dei chip, ecco cosa si stanno inventando Tesla e General Motors.

La strategia di Tesla e General Motors

Come sappiamo, in Cina e a Shangai il Covid è tornato a essere una enorme emergenza. Anche se le autorità hanno dato l’ok alla riapertura di Tesla, ma anche del gigante cinese dei semiconduttori. A scuotere la situazione è un tweet proprio di Elon Musk.

General Motors (web source) quattromania.it

Come testimonia il suo tentativo di scalata, Twitter è senza dubbio il social network preferito dal magnate. Come sappiamo, ogni sua esternazione fa tremare tutti. Era accaduto con le criptovalute, accade anche ora. Sbaglia chi pensa che le scorte siano adeguate. O, meglio, non calcola quanto sia alta la richiesta. Non solo per quanto concerne le autovetture, ma anche per quanto riguarda i computer e la tecnologia in generale.

Tanto per dare un’idea: se tutti i veicoli venduti nel 2040 fossero elettrici, parleremmo di una domanda da 8.400 GWh di batterie al litio. E per raggiungere gli obiettivi stabiliti dalla Dichiarazione della COP26, a Glasgow, entro il 2040 necessiteremmo di oltre 7 milioni di tonnellate di litio. Cioè, circa 17 volte quanto se ne è prodotto lo scorso anno. Con prezzi che sono aumentati quasi del 500%.

Ed ecco la soluzione di Musk: “Il prezzo del litio è salito a livelli folli! Tesla potrebbe effettivamente dover entrare nel settore minerario e nella raffinazione direttamente su larga scala, a meno che i costi non migliorino. Non c’è carenza del minerale, poiché il litio è quasi ovunque sulla Terra, ma il ritmo di estrazione/affinamento è lento” ha twittato.

Il magnate vuole trasformare Tesla in un diretto investitore operante nel settore della materie prime. Difficile capire (con Musk lo è sempre) quanto sia una provocazione e quanto realtà. Ancor più difficile immaginare, qualora la sua affermazione fosse reale, gli impatti enormi sull’economia.

Ma non è un’idea solo di Elon Musk. Perché anche General Motors sta giocando d’anticipo. Ha stipulato infatti un accordo con Glencore PLC per assicurarsi una fornitura di cobalto dal progetto Murrin Murrin della società mineraria globale in Australia. Il cobalto sarà utilizzato nei catodi della batteria Ultium di GM, che alimentano i veicoli Chevrolet Silverado EV, GMC Hummer EV e Cadillac Lyriq.

Claudio Rossi

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