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La più brutta station wagon della storia? Sicuramente il podio è per questa “familiare” – Foto

In pochi conoscono il marchio Allard, attivo per circa vent’anni in Gran Bretagna, ma forse è una fortuna visto che hanno costruito una delle station wagon dall’aspetto più discutibile di sempre.

Come abbiamo visto in più occasioni, la storia è piena di marchi scomparsi spesso ricordati a malapena anche nel paese dove sono stati fondati. Con una breve esistenza durata dal 1936 al 1966, la britannica Allard è una di queste. La casa inizialmente operava come azienda artigianale, una piccola officina con poche pretese. Dopo la Seconda Guerra Mondiale però, iniziò a fare sul serio.

Al giorno d’oggi, rimangono appena una decina di Allard (Charles Leith)

Il marchio nel 1946 iniziò ad operare producendo in serie le proprie vetture, sempre più popolari all’interno della Gran Bretagna. Sicuramente, il momento più alto della casa fondata da Sydney Allard fu la vittoria del Rally di Montecarlo nel 1952: pensate che in quell’occasione Allard in persona condusse una vettura allestita per l’occasione alla linea del traguardo.

Due anni prima la casa si era assicurata pure un prestigioso terzo posto alle 24 Ore di Le Mans ma la situazione si mise subito male a metà degli anni 50: la morte di Allard in persona segnò un colpo da cui la casa, in grave crisi a causa della concorrenza interna sul mercato, non si riprese mai fino a chiudere i battenti quasi in sordina.

Troppo tondeggiante

Il marchio Allard aveva una sua personalità ben definita: l’elemento stilistico più facile da riconoscere su un’auto del marchio era sicuramente il frontale “arrotondato” con una griglia anteriore che si estendeva fino ad avvolgere completamente la parte anteriore dell’auto. Purtroppo, proprio questa riconoscibile caratteristica finì per rovinare un’auto relativamente ignota del marchio.

Allard P2 Safari, non certo la familiare dei sogni (Motor Junkie)

Parliamo della Allard P2 Safari, sicuramente una delle familiari più brutte mai viste. Il frontale dell’auto contrasta in modo impressionante con il retro in finto legno, una caratteristica all’epoca molto in voga anche negli USA che però è proprio al limite tra l’elegante ed il kitsch.

La linea piuttosto fuori dal comune non contribuì alla popolarità della vettura che rimase in vendita per un paio d’anni proprio nel periodo calante della Allard, contribuendo parzialmente al fallimento del marchio con un discreto flop di vendite. Ad oggi, la P2 Safari è quasi del tutto dimenticata e sembra che appena 10 esemplari siano ancora in condizione di marciare.

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Manfredi Falcetta

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