Chi l’avrebbe mai detto? Alla fine del XX secolo erano più di 30mila le auto elettriche sparse in giro per il mondo.
In un periodo in cui il mercato delle auto elettriche sembra viaggiare in maniera molto veloce rispetto alle auto ad alimentazione tradizionale, è molto strano venire a sapere come un po’ tutto, nella vita, sia frutto dei famosi “corsi e ricorsi storici”.
Chi l’avrebbe mai detto? A noi potranno sembrare grandi innovazioni. Se ci pensiamo, ci sembra strano immaginare, già nel prossimo decennio, un mercato dell’auto quasi totalmente elettrico. Eppure, questo avveniva già agli inizi del 1900. Il luogo chiave è Alpignano, Piemonte, provincia di Torino. Lì, già all’inizio dello scorso secolo, si producevano auto elettriche. E per un certo periodo hanno anche segnato una tendenza importante.
Merito della Società Industriale Italiana Dora, con sede a Genova. Nata dalle ceneri della “Società Italiana di Elettricità già Cruto“, fondata dal piemontese Alessandro Cruto. Un nome di certo non sconosciuto, dato che parliamo dell’uomo che completò l’invenzione della lampada a incandescenza, cinque mesi dopo Thomas Edison. Proprio lì, all’inizio del 1900 venivano costruite auto, camion e tram elettrici.
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In realtà, in quel periodo la propulsione elettrica era molto più in voga di quanto si possa pensare. Per un periodo non così breve, la vendita di auto elettriche fu anche superiore a quella dei normali veicoli a combustione. Alla fine del XX secolo erano più di 30mila le auto elettriche sparse in giro per il mondo.
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Ma parliamo sempre di più di un secolo fa. Quindi qualche limite doveva pur esserci. In questo caso era la velocità delle auto che montavano tali batterie speciali. I veicoli elettrici non riuscivano ad andare a più di 30 chilometri orari, a causa dei limiti tecnologici delle batteria e della difficoltà di mantenere la carica.
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Per questo, la tecnologia non prese piede definitivamente. Salvo poi tornare assolutamente di moda negli anni che viviamo. Perché la vita, il mondo, sono un continuo esempio di “corsi e ricorsi storici”.
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