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Droga in F1, la scalata dei narcos nel motorsport | La pagina nera del Circus

La droga in F1, con lo zampino dell’organizzazione più temibile e insidiosa dell’America: i Narcos. Cosa non sai della scalata più tenebrosa di sempre all’interno del motorsport.

Narcos in F1

Ci hanno fatto una serie televisiva, sull’uomo che ha reso più di molti altri la droga e il narcotraffico popolare. Parliamo di Pablo Escobar, che nel ventesimo secolo ha fatto, a modo suo, grandi cose, spalleggiato dagli irregolarissimi Narcos.

I padroni del noto cartello di Medellin, temutissimi ancora oggi. Tanto “merito” va proprio ad Escobar, che per inciso era anche un grande appassionato di Formula Uno. E questa sua passione, sempre più in maniera concreta, decise di farla esplodere a cavallo degli anni ’80. Ovviamente, nella maniera meno lecita possibile.

Pablo Escobar, la conoscenza che cambia ogni cosa

Pablo Escobar, il narcotrafficante più famoso e temuto di sempre, che attraverso l’illegalità si è creato un impero praticamente da niente, negli anni ’80 realizza i suoi sogni più proibiti e grotteschi. Del resto, diviene una figura internazionale veramente di spicco. Ciò però non gli basta, e figurarsi il contrario.

E’ un uomo di potere e gli uomini di potere non si accontentano mai. Ama le automobili. Come tanti, no? No. Ama le auto da corsa e ama correre. Così si trova nel tempo libero sui circuiti, specialmente in quelli legati alla Copa Renault. E proprio in una di queste particolari corse, fa una conoscenza davvero speciale, per così dire. Quella di Ricardo Londono-Bridge, notevole talento colombiano.

Ricardo Londono, il sogno Narcos in F1 si avvera…più o meno

Ricardo Londono dà vita ad una carriera molto intensa fin dal 1979. Nel 1980 si classifica settimo alla 24 Ore di Daytona e 12° nel campionato Can-Am. Diventa un protetto di Pablo Escobar, e non per caso. Il fuoriclasse della droga progetta per il pilota un debutto da sogno in Formula Uno, la massima serie automobilistica. E si affida a due cavilli particolari; Londono è un pilota veloce e detiene sponsor notevoli (denaro che più illecito di così è improbabile trovarlo, ma dal cartello altro non ci si poteva aspettare).

Nel 1980, così, Londono debutta in F1 al Gran premio di Silverstone su una Lotus 78 (chiuderà settimo dopo esser partito 18°). Il debutto assoluto sarebbe dovuto arrivare nel 1981 con il team Ensign. La stessa scuderia nella quale aveva corso pure il mitico Clay regazzoni e che cercava nuovi finanziatori. Bingo.

Il pilota c’è, i finanziamenti pure e tutto fila liscio fino al 29 marzo dello stesso anno. Tranne che per i 3 “guardiani” che si trovano all’interno del paddock per il week end del GP del brasile. Sono fra i nove criminali più ricercati al mondo dell’epoca e, peraltro, lo sponsor Colombian fa sospettare non poco Bernie Ecclestone.

Ricardo Londono (Web source)

L’ex numero uno della F1 aveva capito che dietro al pilota colombiano c’erano il cartello e Pablo Escobar. Sogno finito, tutto concluso. La massima serie si libera dei Narcos e di Londono in un batter d’occhio, in una storia che sicuramente permane tenebrosa.

Escobar e Londono post F1: come sono andate le cose ai due

Ciò non ha fermato la sete di gloria e successo di Pablo Escobar, che è diventato il più ricco e famoso Narcos di sempre. Con lui alla guida, Medellin guadagna 420 milioni di dollari a settimana, e il criminale raggiunge il colossale traguardo di 25 miliardi di dollari in saccoccia negli anni ’80. Se ne andrà nel 1993, assassinato a colpi di arma da fuoco. Ricardo Londo, per quanto decisamente meno ricco, se la cava meglio per un po’.

Non avrà una grande carriera automobilistica, e diventa un criminale a tutti gli effetti. L’uomo vende barche, aerei ed elicotteri ai narcotrafficanti e si stabilisce in Colombia dicendo addio per sempre all’Europa. Nel 2000 gli confiscano  auto e proprietà per un totale di dieci milioni di dollari. Tuttavia, nonostante i legami con la malavita, Londono evita il carcere…per poi venire ucciso all’interno del suo hotel nel 2009. Una vita che può dare sogni e gloria a volontà, quella dei narcotrafficanti, ma anche una fine decisamente meno serena.

Christian Camberini

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