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Auto

Citroen Mehari, tutti conoscono quella francese | Avete mai visto la “cugina” africana?

La Citroen Mehari è una delle spiaggine più famose mai prodotte in Europa ma pochi conoscono questa sua dirimpettaia che ha avuto origine in Africa. Ecco la storia completa della Baby Brousse.

Dal punto di vista prettamente numerico, la Citroen Mehari è stata un incredibile successo per il marchio francese. Nata dal telaio e dalle componenti della famosa 2CV, la Mehari è rimasta in produzione per quasi vent’anni tra gli anni sessanta e ottanta, vendendo oltre 144.000 esemplari in tutto il mondo tra versioni civili, versioni militari e chi più ne ha più ne metta.

Citroen Mehari (Wallpaper Up)

Nonostante le sue umili origini, la Mehari ha conosciuto un vasto successo diventando nella cultura pop la spiaggina per eccellenza. Probabilmente, a questo suo successo hanno contribuito la semplicità meccanica della vettura, il suo peso inferiore ai 500 chilogrammi che la rendeva uno scherzo da guidare e la versatilità del progetto.

Ad oggi, non abbiamo ancora avuto la tanto desiderata erede di questa simpatica fuoristrada nonostante vari tentativi andati a vuoto di proporre una Mehari 2.0, anche green. Possiamo però parlarvi di un interessante tentativo di due privati cittadini di costruire una spiaggina fai da te in un continente non certo famoso per la sua fiorente industria automobilistica.

Una Mehari ivoriana

Il fatto che la Baby-Brousse sia così popolare nelle nazioni africane e medio orientali anche ad oggi non deve sorprenderci. Questo perchè l’auto, basata sullo stesso principio della Citroen Mehari e realizzata con sottili lastre di metallo, venne concepita da due cittadini francesi in Costa d’Avorio, ex colonia francese situata sulla costa atlantica famosa per le sue splendide località marittime.

Una Baby-Brousse in Iran (Instagram)

L’auto venne progettata nel 1963 da mister Letoquin e mister Lechanteurin, i due proprietari della cosiddetta “Les Ateliers et Forges de l’Ebrié”, fonderia situata nella capitale governativa del paese africano, Abidjan. L’auto, originariamente un progetto privato, finì per avere un successo insperato e venne costruita in oltre 31.000 esemplari con il nome Baby-Brousse di cui non conosciamo l’origine. Ma non è tutto.

L’auto, anch’essa realizzata sfruttando la meccanica della Citroen 2CV come la sua cugina di oltre oceano, finì al centro dell’interesse del Governo Francese che avrebbe poi sviluppato la fortunata serie di vetture fuoristrada FAF partendo proprio dalla Baby-Brousse. Un progetto nato quasi per caso dal lavoro di due privati cittadini in una ex colonia insomma ha finito per influenzare in modo importante perfino l’industria francese. Incredibile no?

Manfredi Falcetta

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