Ma, assicurano i meccanici, si guida come un’auto normale. Scopriamo insieme come è cambiata la creatura italiana per eccellenza. Peccato solo la trasformazione non abbia interessato il modello 4×4 che sarebbe stato belle vedere in versione 6×6.
La “Panda Mania” supera le epoche. Uno dei veicoli più riusciti della storia della Fiat, che continua ancora oggi a suscitare curiosità. Guardate un po’ questa creatura immaginata negli anni ’80.
L’idea è del rivenditore Horst Koch. Negli anni Ottanta era ancora concessionario autorizzato a Heilbronn di Fiat, Lancia e Ferrari e aveva la folle visione di trasformare il tuttofare in un pick-up. Doveva essere prodotto come una piccola serie di veicoli presso l’Autohaus Koch e utilizzato, tra le altre cose, come strumento promozionale per le aziende. Purtroppo, il partner per questo progetto è morto e quindi sembrava che il sogno fosse finito prima di iniziare. Ma è stata costruita una singola Panda a sei ruote, che è stata recentemente oggetto di un completo restauro e che ha causato ancora una volta la Panda mania.
La Fiat Panda come pickup a sei ruote è stata creata nel 1986 ed è stata sviluppata completamente all’interno delle officine Koch. La cabina di guida corrisponde a una Panda standard, ma con annessa area di carico.
Il camioncino non è stata l’unica conversione di Horst Koch. Mentre era ancora un concessionario Fiat negli anni Ottanta e prima di passare al commercio e al restauro di veicoli classici, ebbe anche l’idea di trasformare la Panda in una decappottabile economica. Ce n’erano poche sul mercato e la richiesta era alta: ne furono costruite circa 250 unità, compresa la versione 4×4.
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Originariamente la Panda flatbed era verniciata di blu con interni rossi a contrasto. Scelte per rendere il veicolo più moderno e accattivante. Mantenuto il più possibile dell’auto originale, come i cerchi bianchi con l’emblema KK, che erano disponibili anche come parte di un kit di tuning interno.
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Gli ultimi ritocchi includono i sedili in pelle nera con cuciture decorative in tinta con la vernice grigia. Il vecchio timbro KK sul bottone del clacson e il nuovo logo Koch Klassik ricamato sui poggiatesta risaltano il legame storico tra Koch allora e Koch Klassik oggi.
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Ma, assicurano i meccanici, si guida come un’auto normale, con il motore quattro cilindri a trazione anteriore da 70 CV.
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