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La cugina tedesca “sfortunata” della Lancia Delta Integrale: Volkswagen Golf G60 Rallye

Alla fine degli anni ’80 le competizioni rally erano all’apice del successo ed il predominio nelle gare era prettamente italiano, anche se le case automobilistiche di tutto il mondo non rinunciarono al tentativo di eguagliare tale primato. 

Volkswagen Golf G60 Rallye MK2 (Flickr)

La Volkswagen nel 1983 aveva “tirato fuori” dal cilindro la seconda serie della mitica Golf, che rimase in produzione fino al 1992 subendo un restyling nel 1989. Oggettivamente la Golf era una vettura perfetta al 90 per cento, tenuto conto che la dirigenza del gruppo tedesco puntava sulla soddisfazione dei propri clienti che utilizzavano quotidianamente l’auto rispetto alla ricerca di primati nelle competizioni.

Le caratteristiche di questa auto, come del resto tutte quelle nate dalla “filosofia” Volkswagen, erano racchiuse in due parole: Affidabilità e Confort. Caratteristiche che hanno reso celebre questa vettura, creando una categoria di appassionati chiamata: “Golfisti”. Il golfista, specialmente in quegli anni, era davvero un purista della casa tedesca che non avrebbe cambiato la sua Golf con nessun’altra auto al mondo.

Volkswagen Golf G60 Rallye MK2 (Flickr)

Interni rozzi ma solidi, esenti dagli scricchiolii delle plastiche interne tipici delle auto italiane, manutenzione e difetti praticamente inesistenti, silenziosità ed affidabilità nel tempo, erano i punti cardini del credo Volkswagen dell’epoca, mentre la “sportività” pura era lasciata al gruppo Audi, che ottenne risultati ben più interessati nel mondo delle competizioni.

La versione sportiva della Golf era chiamata GTI, ma nel 1989, Volkswagen, per arginare le richieste dei fedelissimi di avere un veicolo stradale da “rally” produsse in circa 2.000 esemplari la G60 Rallye e successivamente in soli 50 pezzi la G60 Limited Edition.

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Volkswagen Golf G60 Rallye

Volkswagen Golf G60 Rallye MK2 (Flickr)

La G60 Rallye nasceva nel 1989, come detto, per partecipare al campionato del mondo rally, e per questo furono prodotte almeno 2.000 vetture in modo da ottenere l’omologazione alle gare. Con questa sportiva Volkswagen stravolgeva in parte il modello che fino ad allora era andato per la maggiore, in primis nell’estetica. Di fatti la Rallye non aveva più i 4 fari tondi come la GTI, ma due fanali presi in prestito dalla Jetta, che ricordano molto quelli della Corrado. Venne allargata la carrozzeria, rendendola muscolosa specialmente sui passaruota a mo’ di Delta, anche se la cosa triste è che non fu allargata altrettanto la carreggiata e le ruote della Golf erano totalmente all’interno della carrozzeria.

Per il resto, a parte la scritta G60 avanti e dietro l’auto non differiva dalla versione sportiva già in commercio. Anche gli interni erano esattamente gli stessi, scarni rispetto alle concorrenti sportive dell’epoca e senza grosse strumentazioni di bordo, eccetto i sedili avvolgenti Recaro l’impressione era quella di essere saliti su una GL 1300 4 marce.

Passiamo al cuore della Golf G60, un motore 1.800 di cilindrata, 4 cilindri in linea sovralimentato, ma non come era usuale all’epoca con un TURBO, ma da un compressore volumetrico dal quale nasce la sigla G60, ovvero un G Lader da 60 mm, che rendeva sempre fluida l’erogazione della potenza rispetto alle turbine tradizionali ma senza dare quella “botta” in coppia. Le prestazioni in effetti erano inferiori alle concorrenti, specialmente a confronto della Lancia Delta Integrale, il motore ad 8 valvole erogava 160 cavalli con una velocità di punta di 205 km/h.

Questo fu uno dei punti a sfavore della Golf Rallye, le prestazioni, in un’ epoca in cui le concorrenti erano 2 litri turbo, un 1.8 volumetrico necessariamente rimaneva “dietro”, tra l’altro le performances erano peggiorate dal peso eccessivo (circa 300 kg) della trasmissione integrale che la Volkswagen chiamava Syncro.

Il primo e ultimo anno nelle competizioni rallistiche per la Golf fu il 1990, e, dato il flop imbarazzante (diciassettesimo posto in classifica) la casa tedesca decise di non partecipare nuovamente. L’altro punto a sfavore della buona riuscita di quest’auto, sicuramente era rappresentato dal prezzo, che ammontava a circa 40 milioni di lire all’epoca, ovviamente optional a parte (anche i vetri elettrici erano considerati extra).

Con i 50 esemplari della Limited Edition vennero migliorate le prestazioni della Golf G60 arrivando a sviluppare una potenza di 210 cavalli con una velocità massima di 215 km/h. Ad oggi questa vettura quasi dimenticata se non dagli appassionati golfisti è quasi impossibile da trovare sul mercato dell’usato ed i modelli attualmente in vendita raggiungono cifre degne di una Lancia Delta Integrale, toccando picchi di oltre 70.000 euro.

RobertoT

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