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Daihatsu Charade GTti, quando per divertirsi bastavano 100 cavalli.

Tra gli anni ’80 e ’90, proliferavano le auto piccole e molto sportive, in Italia, c’era una vasta scelta. Dominavano italiani e francesi, con Fiat e Peugeot, ma in realtà, queste piccole belve, erano prodotte in tutto il mondo, ogni casa automobilistica, aveva a listino un missile turbo sotto i 1.000 kg.

In questo panorama variegato, non mancavano certo i giapponesi, maestri in questo segmento, anche se a volte, incompresi. Una magnifica auto, che oggi sbancherebbe sul mercato, non fu, invece, compresa negli anni ’90. Parliamo di Daihatsu Charade, importata in Italia dal 1987 al 1996.

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Daihatsu Charade GTti

Daihatsu Charade (daihatsucharade.it)

Auto stravagante per l’epoca, perché montava un motore 1.0cc a tre cilindri turbo. Ricordiamo che in Italia, all’epoca, le piccole sportive, vantavano tutte 4 cilindri e cilindrate superiori, si andava dal 1.3/1.4 della Uno Turbo, al 1.6/1.9 della 205, il 1.8 della Clio, il 1.6 della Fiesta e così via.

La GTti, però, in realtà, era una super macchina, che grazie al peso di soli 800 kg, ed ai 101 cavalli (nella versione europea), spingeva fino a 185 km/h, con un’accelerazione da 0 a 100 in circa 8 secondi.

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Perché non ebbe successo

Daihatsu Charade (daihatsucharade.it)

In realtà non ne furono vendute molte in Italia, per una serie di fattori. Primo fra tutti, come detto, la cilindrata da “utilitaria”, ed il motore 3 cilindri. La seconda ragione, probabilmente è da imputarsi al prezzo di vendita, che risentiva dei dazi doganali per l’importazione, e, si aggirava sui 20 milioni di lire, attestandosi al di sopra delle europee blasonate.

Infine, rispetto alle concorrenti, per le quali si potevano scegliere diversi optional, all’epoca diventati già fondamentali, chi acquistava una Daihatsu, doveva prenderla così com’era in concessionaria, pronta consegna, senza la possibilità di personalizzazioni. Al massimo si poteva sostituire lo stereo con uno after market.

Interni Daihatsu Charade (daihatsucharade.it)

Il picco delle vendite, però, ci fu nel 1996, quando, a causa delle stringenti normative anti inquinamento, i concessionari, immatricolarono e “svendettero” le auto a km zero che avevano nei saloni, onde evitare di tenersele “sul groppone”, e quindi, molti clienti, riuscirono a comprare il piccolo missile anche 13 milioni di lire. Rapportato a quanto può valere oggi sul mercato, chi acquistò in quegli anni fece un grande affare.

Ad oggi, è praticamente impossibile trovare una Charade in Europa, e chi ne è proprietario, se la tiene ben stretta, certo del fatto che tra qualche anno, il valore potrebbe arrivare alle stelle.

 

RobertoT

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