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Per la serie: belle ma invendute, Renault Spider

Un’auto da pista, omologata per la circolazione su strada, prodotta in serie da Renault, ma praticamente mai vista in strada.

Presentato il prototipo al salone di Ginevra nel 1995, i dirigenti Renault, che da tempo volevano creare una vettura “pure” sport, percepito l’interesse del pubblico, diedero il via al progetto W94.

In poco più di un anno, la vettura prese vita, e fu commercializzata dal 1996 al 1999 in circa 1.700 esemplari, di cui, la maggior parte furono utilizzati in pista, per i trofei monomarca.

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Costruita velocemente, si sono dimenticati gli optional

Renault Spider (Flickr)

La Spider, è un due posti secchi, bassissima e larghissima, a tutto vantaggio della tenuta di strada. Veniva venduta in due diverse configurazione, con parabrezza e senza, e, le uniche differenze erano: il risparmio di peso di 35 kg, e i moscerini negli occhi, nella seconda versione.

Il peso, grazie a moltissime componenti in alluminio, era contenuto, anche se superiore a “colleghe” come Lotus ad esempio. Il motore discretamente divertente ma non entusiasmante, è montato al centro, con trazione posteriore e cambio manuale a 5 marce.  2.000 cc, 4 cilindri, è lo stesso che equipaggia la Clio Williams, con 147 cavalli. Velocità massima 215 km/h ed accelerazione da 0 a 100 km/h in poco meno di 7 secondi.

Renault Spider (Flickr)

La piccola sportiva, garantisce un divertimento di guida assurdo, anche per i neofiti, donando un controllo immediato del veicolo, grazie alla distribuzione dei pesi, la tenuta di strada ed il motore che non mette mai in difficoltà.

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Gli accessori? Se li sono dimenticati! Già, nessun tipo di optional, no finestrini, no riscaldamento, no stereo, e soprattutto no servosterzo, il che rende le manovre da fermo, inadatte ai non sportivi. Difficile anche salire e scendere dall’auto, senza aver fatto prima un po’ di ginnastica, perché ci si deve sostanzialmente lanciare all’intero, per essere “avvolti” dal telaio in alluminio.

Interni Renault Spider (Flickr)

Aprendo le portiere, ad ali di farfalla, troviamo due sedili (uno nella versione da gara), il volante e la pedaliera regolabile, il tachimetro della Twingo (tristissimo e poco preciso), il contagiri, pressione olio, e, quasi niente altro.

Le finiture sono da “carrozzeria amatoriale” sotto casa, ma degno di nota, l’enorme roll barr sulla parte posteriore dell’auto.

RobertoT

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