Formula 1, nuova regola per le qualifiche: cosa cambia nel 2026

Un attimo prima del traguardo, un lampo rosso in fondo al rettilineo, il mormorio che si spegne nel paddock. La scena è familiare, ma dal 2026 avrà un copione più chiaro: la Formula 1 decide quando un giro “esiste” e quando no, senza zone grigie.

Il caso Imola

Il caso è nato a Imola. In Q1, la Haas ha protestato per l’annullamento del giro di Oliver Bearman, completato mentre scattavano le bandiere rosse per l’incidente di Franco Colapinto. Le immagini onboard mostrano un dettaglio scomodo: Bearman vede il rosso solo dopo il traguardo. La direzione gara, però, conferma che il primo segnale di “red flag” è partito tre secondi prima. Risultato: tempo cancellato, Q2 rimandata, confusione ovunque.

Il vero nodo

Quel momento ha svelato il vero nodo: che cosa fa fede in qualifica quando la realtà in pista e i dati non coincidono? L’occhio del pilota, i pannelli luminosi, la radio, oppure il sistema di cronometraggio ufficiale? Fin qui, la risposta non era sempre lineare. E la FIA lo sa bene. Nelle settimane successive, tra team e funzionari, è circolata una domanda semplice: come evitare che l’ultima curva di un giro perfetto diventi un tribunale improvvisato.

Il Regolamento Sportivo 2026

Qui entra in gioco il Regolamento Sportivo 2026. La novità è una “precisazione”, ma pesa come una regola nuova. Dal prossimo ciclo regolamentare, un principio guida mette ordine al caos: se una vettura taglia la linea dopo la prima esposizione della bandiera rossa, quel giro non vale. Punto.

Le nuove regole

Il testo, approvato nel pacchetto 2026 e riferito da fonti ufficiali FIA, chiarisce tre elementi: fa fede l’istante del primo segnale registrato dal sistema di cronometraggio ufficiale; se il sistema non è disponibile o non è sincronizzato, decidono congiuntamente direttore di gara e cronometrista capo; se un tempo viene comunque registrato dopo il rosso, gli steward lo cancellano. La clausola copre tutto: prove libere, qualifiche e gara.

Effetti collaterali

Tradotto in pista: se tagli il traguardo mezzo secondo dopo il primo “rosso” digitale, il tuo crono sparisce anche se non hai ancora visto la luce sul muretto. Non c’è più spazio per l’interpretazione visiva. Conta il timecode, non l’inquadratura.

Adattamento dei piloti

Effetti collaterali? Ce ne sono. I piloti probabilmente alzeranno il piede non appena arriva il messaggio “red flag” in radio, anche negli ultimi metri. I team affineranno gli alert sul volante, per sovrapporre in tempo reale pannelli, GPS e feed di gara. Vedremo meno ricorsi lampo, meno Q2 ritardate e più trasparenza nelle decisioni. Qualcuno storcerà il naso: la norma premia il dato rispetto alla percezione. Ma la F1 moderna vive sui millisecondi; era inevitabile scegliere un arbitro unico.

Un esempio concreto

Un esempio concreto: pista veloce, push lap tirato, bandiera rossa per un contatto in terzo settore. Se il segnale entra in rete a T-1.2s dal tuo traguardo, il giro è perso. Meglio gestire il rischio e lasciare margine oltre l’ultima curva? Dipenderà dal contesto, ma la soglia è scritta nero su bianco.

Fonti

Fonti: documento ufficiale “Formula One Sporting Regulations 2026” (FIA), sezione su bandiere rosse e cronometraggio; approvazione nell’ambito del World Motor Sport Council. Sezioni e numerazioni possono variare nelle versioni consolidate; il testo integrale è disponibile sul sito FIA.

La scelta di fiducia

In fondo, è una scelta di fiducia: ci affidiamo all’occhio o al bit? E quando la linea scorre sotto le ruote, chi vince davvero, il coraggio o il tempo?

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