Un addio in notturna e una scelta strategica per il futuro: tra regolamenti 2026 e nuove sinergie, Alpine prepara un cambio che può sorprendere più di quanto sembri
La notte del deserto rende tutto più nitido. Le luci di Yas Marina riflettono sulle carrozzerie e lasciano spazio a una sensazione che chi segue la Formula 1 conosce bene: quando finisce una stagione, qualcosa cambia davvero. Si avverte nei box, nelle riunioni tecniche, nelle frasi pesate dei piloti. L’aria è carica, come prima di una partenza.
L’Alpine arriva ad Abu Dhabi con un pacchetto affilato quanto basta per chiudere il cerchio. Il team ha alternato giornate brillanti e altre complicate. La base telaio-aerodinamica ha mostrato segnali solidi, mentre l’efficienza complessiva ha chiesto compromessi. Gli ingegneri di Enstone e i motoristi di Viry hanno spinto forte, consapevoli che il ciclo tecnico è maturo.
C’è anche un pezzo di storia che bussa alla porta. I propulsori di Renault hanno scritto capitoli cruciali: dall’introduzione del turbo a fine anni ’70 (il famoso “Yellow Teapot”) alle ere vincenti con Williams e Benetton nei ’90, fino ai quattro titoli consecutivi con Red Bull nel 2010-2013. In totale, le unità francesi hanno alimentato numerosi campionati Piloti e Costruttori, lasciando una traccia concreta nella tecnologia e nel modo in cui si progetta una vettura di F1.
Oltre metà del paddock ne parla quasi sottovoce: Abu Dhabi segna l’ultima apparizione in F1 delle power unit francesi. L’Alpine ha deciso di aprire un nuovo capitolo e, dal 2026, correrà con i motori Mercedes. La scelta incrocia un cambio regolamentare profondo, che rende il timing sensato e strategico. Per i dettagli tecnici del nuovo ciclo, vale la pena dare un’occhiata alle linee guida FIA 2026.
Il regolamento 2026 porta più energia elettrica e carburanti sostenibili. Il bilanciamento tra MGU-K e termico sposta il baricentro della prestazione e impone packaging rigorosi. In questo scenario, la filiera Mercedes e il know-how di HPP offrono un riferimento chiaro. Un fornitore forte consente a un team cliente di concentrare risorse su telaio, aerodinamica e gestione gomme, dove il tempo sul giro si costruisce con costanza. Chi ha memoria ricorda come una power unit efficiente cambi la vita, soprattutto su piste ad alta efficienza come Monza o Jeddah.
Una transizione così, però, non è un interruttore. Integrare un nuovo gruppo propulsore significa ripensare raffreddamento, baricentro, layout delle sospensioni posteriori, sistemi ibridi. C’è un tema culturale: passare da “costruttore” a “cliente” non toglie ambizione, ma impone processi e tempistiche diverse. Eppure la storia recente mostra che un cliente può vincere: Brawn GP trionfò nel 2009 con unità Mercedes, e altri esempi confermano che la competitività nasce dall’insieme, non da un singolo componente.
Per chi ama i dettagli, resta una curiosità tecnica: come l’Alpine sfrutterà la nuova architettura ibrida per bilanciare efficienza in rettilineo e stabilità in ingresso curva? Con i limiti energetici più stringenti, la gestione dell’ERS e il drag management diventeranno un’arte fine. Chi vuole approfondire le logiche del prossimo ciclo può partire da questo focus sulla Formula 1 2026 e seguire gli aggiornamenti del team sul sito ufficiale.
Intanto, sotto i riflettori di Yas Marina, c’è un saluto che pesa. I motori Renault hanno acceso epoche e discussioni al muretto. L’ultima bandiera a scacchi non chiude una storia: apre il campo a una domanda semplice e avvincente. Quanto lontano può andare l’Alpine con Mercedes nel mondo nuovo del 2026?
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