Il proliferare di nuovi marchi di auto in Cina ha portato a una escalation sui prezzi che coinvolge direttamente il Governo di Pechino.
Il boom di auto elettriche e ibride nel Paese del Dragone Rosso sta già avendo i primi risvolti negativi. La crescita dell’industria delle quattro ruote cinese appariva inarrestabile. Ora molte startup e case costruttrici devono fare i conti con una saturazione preoccupante del mercato. Conseguentemente è scoppiata una guerra dei prezzi in Cina con l’appello di Pechino a porre uno stop. 
I costruttori cinesi hanno reagito? Sì, ma facendo spallucce alle richieste governative. Diversi colossi sul mercato locale hanno addirittura aumentato gli sconti sulle auto EV a luglio, mentre negli altri casi i prezzi sono rimasti identici o appena rivisti. Sette costruttori non hanno nessuna intenzione di andare incontro alle raccomandazioni fatte dai politici di Pechino.
Continueranno così i timori su un ambiente operativo caratterizzato da pratiche commerciali ai limiti della sostenibilità economica, come si legge anche dal report di China Auto Market. L’espansione ha portato a una sovraccapacità produttiva e ad una concorrenza sfrenata tra i marchi, con i pesci piccoli che sono stati fagocitati da quelli più grandi.
La mossa di BYD
Il colosso di Shenzen ha proposto in media uno sconto che va dal 7,9% al 7,5%. Il target è quello di consegnare 5,5 milioni di auto nel 2025 nel mondo, avendo già raggiunto 2,49 milioni nei primi sette mesi, grazie a un boom anche in Europa. Per ora Pechino osserva e non ha ancora deciso se trasformare in obbligo le sue raccomandazioni sui prezzi. BYD se ne infischia per ora. 
Joanna Chen, analista del settore auto di Bloomberg, ha analizzato le promozioni mensili caratterizzate da finanziamenti a tasso zero, wallbox omaggio, aggiornamenti dell’abitacolo con soluzioni hi-tech e sedili premium, dati gratuiti per la connettività dei clienti cinesi. Il governo ha iniziato a impartire i primi ordini per i prestiti delle auto. Infine, le banche devono interrompere le collaborazioni con le concessionarie, che ottenevano commissioni troppo ampie. Insomma ci sono tutti gli elementi per un caos nei prossimi anni anche nel potente paese asiatico.