Il gruppo Stellantis è al centro di furiose critiche per la riduzione degli investimenti e della produzione in Italia, che ha prodotto esodi e licenziamenti. A parlare è un dipendente che ha accettato il licenziamento volontario.
Non c’è pace per chi è impiegato nel gruppo Stellantis, in Italia in particolar modo. La produzione di auto potrebbe scendere sotto le 400.000 unità nel 2025, facendo ben peggio rispetto allo scorso anno, quando i numeri erano già calati a picco a confronto con il passato più recente. La holding multinazionale olandese ha diminuito, nel corso di questi anni, gli investimenti nel nostro paese, sotto la gestione di Carlos Tavares.
Sarà interessante capire se con il nuovo arrivato Antonio Filosa nel ruolo di CEO le cose possano cambiare, ma per il momento, le criticità permangono. Stellantis ha avviato il processo dei licenziamenti incentivati, erogando somme di denaro per spingere chi è vicino alla pensione con tempi anticipati, così da ridurre il numero della forza lavoro. Al sito web “Basilicata24.it“, sono arrivate le lamentele di un lavoratore che ha deciso di accettare l’offerta dell’azienda, dopo essere stato sfiancato dalle difficoltà degli ultimi anni.
Un operaio dello stabilimento Stellantis di Melfi, che ha preferito rimanere anonimo, ha raccontato le difficoltà degli ultimi anni. Si tratta di un dipendente a ridotte capacità lavorative, che ha preso coraggio ed ha scelto di sfogare la propria rabbia: “Ho montato, non ce la facevo più, ho troppa frustrazione, ma dentro di me è rimasto un forte rammarico. Sono tra coloro i quali hanno avuto una parte attiva nei 21 giorni del 2024, la FIAT ce l’avevo nel sangue. Quella bandiera, quei simboli, l’italianità, ma oggi non c’è rimasto più nulla, non c’è un’anima“.
Stellantis ha attirato su di sé molte critiche per la gestione dei propri marchi, e la FIAT di una volta, come ben sappiamo, è ormai un mucchio di macerie: “Prima di scegliere di lasciare c’è stata la fase più dura e frustrante che mi sia mai capitata. Ho trascorso 17 mesi in un angolo, senza lavorare. Dalla primavera del 2024 non sono più stato chiamato in fabbrica, neanche per un giorno. All’inizio non mi pesava, ma poi ho iniziato a maturare dei pensieri negativi, vedevo i colleghi che facevano qualche giorno in fabbrica, ed a me non arriva mai quella chiamata. Mi sentivo inutile ed inadatto, quasi uno scarso. Un paese civile non dovrebbe consentire che gli ultimi vengano trattati come anormali, lasciati in un angolo“.
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