Dal 2025 in Europa dovrebbero essere vendute esclusivamente auto elettriche, mettendo uno stop alle soluzioni termiche, ibride comprese. L’Italia va in una direzione opposta.
Tema che occupa i tavoli della politica italiana è l’obbligo da parte della Commissione europea di non vendere dopo il 2035 auto a combustione interna. La transizione è già iniziata da tempo, ma le difficoltà e i dubbi sono tanti anche a causa della complessità nel trovare in certe città italiane delle colonnine di ricarica. Volendo superare la polemica sollevata da chi vede nella produzione di auto elettriche una forma aggressiva di imposizione nel mancato rispetto della libertà di scelta e quindi di neutralità, vogliamo oggi portare l’attenzione su un aspetto pratico, forse anche più interessante delle varie ideologie che girano intorno a questo tema caldo che ormai è oggetto di chiacchiere anche al bar. 
Noi, da appassionati di motori e di auto, abbiamo la possibilità anche grazie al nostro lavoro di confrontarci con il mercato e con gli operatori del settore, compreso i meccanici. Le vetture elettriche non sono demonizzate dai tecnici, ma nemmeno esaltate a causa di svariati problemi che deriverebbero dal peso delle batterie. Inoltre, la crisi si è fatta già sentire per molti operatori.
Le vecchie generazioni, quelle vecchie officine, stanno sparendo anche a causa della transizione, mandando prematuramente in pensione uomini con famiglia a carico, che non riescono a reinventarsi in un mercato complesso dove l’esperienza di ieri vale ben poco. Poi, se quegli uomini dalle mani sporche di grasso hanno più di sessant’anni il destino è già scritto. Inoltre, a sentir parlare in officine specializzate meccanici formati anche su questa nuova generazione di auto elettriche i problemi non sembrano mancare.
Malumore tra gli automobilisti
I costi sono molto alti di riparazione di EV per famiglie già in difficoltà. I dubbi nascono anche dalla tenuta del mercato dell’usato, tutto ancora da verificare presso le nostre latitudini, ma Tesla, che in America ha fatto da apripista, è una prova che l’usato vale poco. 
In questo quadro l’Italia rischia di rimanere molto attardata rispetto a Paesi già green. Pertanto ad oggi le domande sono ancora tante, le risposte arriveranno nel tempo dal mercato, tutto il resto è politica.