La miriade di aziende che fanno capo all’erede di Gianni Agnelli stanno vivendo una fase di flessione. Un realtà è piombata in una crisi che appare irreversibile.
E’ una fase molto complessa per l’industria nostrana. L’Italia e le sue aziende sono vendute pezzo dopo pezzo, lo scenario apocalittico di Magneti Marelli, il colosso della componentistica auto da 51.000 dipendenti, ha avviato negli Stati Uniti la procedura di fallimento con il cosiddetto Chapter 11. 
Un passo dal fallimento per la storica azienda, ceduta da Stellantis, allora sotto la regia di John Elkann, oggi indicato come principale responsabile del tracollo. Il Gruppo sta attraversando da circa due anni una flessione che sta portando pensieri e capelli bianchi al N.1 erede di Casa Agnelli, Elkann. Mentre negli Usa si prova a ristrutturare, in Italia, dove le ricadute sull’occupazione rischiano di essere pesantissime, le istituzioni sembrano osservare la crisi aziendale lasciandola al suo destino.
Crollo per l’ex azienda di Elkann
Notizia: Marelli ha avanzato una richiesta di bancarotta, sostenendo un debito complessivo di circa 4,9 miliardi di dollari. Un debito enorme che necessiterebbe di un finanziamento di emergenza. Ovviamente i creditori, Stellantis e Nissan, sono fortemente esposti, per circa 767 milioni di dollari, se l’azienda fallisse.

I sindacati sono in agitazione per gli effetti collaterali di un futuro fallimento. sono a rischio oltre 1.600 posti di lavoro, solo in Piemonte. Ma al momento non si evidenziano segnali positivi all’orizzonte. L’eredità di Elkann pesa come una tegola in testa e sulle vite di migliaia di lavoratori fortemente esposti in questo momento di crisi, senza considerare le difficoltà di restare sul mercato con una conversione nelle professionalità.
Questa vicenda dice molto della difficile situazione che le aziende italiane stanno vivendo e soprattutto racconta l’intera crisi del settore automotive, che pere italianità anno dopo anno. L’augurio è che Magneti Marelli sia salvata da qualche investitore e con l’azienda tutti i lavorati e le famiglie. Oramai dello storico Made In Italy è rimasto ben poco e per i lavoratori si prospettano delle vacanze estive molto agitate.